L’attaccamento è un insieme di atteggiamenti e comportamenti che contribuiscono a creare un legame affettivo specifico tra il bambino e la figura di accudimento. Esiste una predisposizione biologica che porta il bambino a stabilire il legame d’attaccamento con la madre. Tale predisposizione serve a garantire al piccolo la protezione dai predatori e il mantenimento della vicinanza al caregiver, il quale svolge una funzione di “base sicura” permettendo al bambino di esplorare il mondo senza sentirsi minacciato. L’attaccamento si struttura intorno al primo anno di vita e influenza significativamente lo sviluppo della personalità (Bowlby, 2000).
Esistono 4 stili differenti di attaccamento:
sicuro
insicuro-evitante
insicuro-ambivalente
disorganizzato
I primi tre stili mantengono un’organizzazione dell’attaccamento, al contrario, ciò non si verifica nell’attaccamento disorganizzato, dove il bambino si trova a chiedere protezione alla figura che al contempo lo minaccia. In questo modo il bambino non riesce a sviluppare una rappresentazione coerente di sé, dell’altro e della relazione.
Il bambino con attaccamento disorganizzato, durante i momenti di separazione e ricongiungimento con il caregiver, manifesta comportamenti contraddittori e incoerenti, messi in atto simultaneamente o in rapida sequenza. Ad esempio, il bambino potrebbe mettere in atto una condotta di avvicinamento al caregiver, seguita immediatamente da una condotta di allontanamento, oppure, potrebbe mostrare entrambi i comportamenti contemporaneamente. Nei casi più gravi, inoltre, si possono osservare sintomi dissociativi, in cui il bambino può sembrare immobile, alienato, distaccato, con lo sguardo assente o irrigidito. (Main & Morgan, 1996).
L’attaccamento disorganizzato è causato da un pattern relazionale specifico, considerato un vero e proprio trauma relazionale precoce, poiché il bambino sperimenta una dolorosa impotenza e forti emozioni negative, tipiche delle esperienze traumatiche (Schore, 2003).
Il bambino si trova a interagire con un caregiver che offre cure ma allo stesso tempo lo minaccia. Questa ambivalenza favorisce l’attivazione di due innati sistemi motivazionali in conflitto tra loro, quello dell’attaccamento e quello della difesa.
L’attaccamento disorganizzato ha delle significative ripercussioni sullo sviluppo della personalità, soprattutto per quanto riguarda le difficoltà nelle relazioni interpersonali, nella regolazione delle emozioni e nelle capacità metacognitive (Schore, 2003; Bateman & Fonagy, 2004; Moss et al., 2006). Inoltre, l’attaccamento disorganizzato favorisce la risposta dissociativa di fronte a successivi eventi traumatici.
La maggior parte dei bambini con attaccamento disorganizzato, intorno ai tre anni di età, tende a sviluppare delle strategie per mantenere in maniera forzata l’attenzione del caregiver. Esse vengono definite strategie controllanti e hanno una funzione “adattiva”, poiché di fronte alla disorganizzazione dell’attaccamento il bambino cerca di mettere in atto un comportamento “organizzato”, nonostante appaia disfunzionale a lungo termine. Pertanto, le strategie controllanti, conseguenti all’attaccamento disorganizzato, si sviluppano come difesa di una possibile esperienza dissociativa.
Le strategie controllanti possono essere punitive, caratterizzate da criticità, competitività e opposizione, oppure possono essere accudenti, caratterizzate dall’accudimento invertito.
Strategie controllanti punitive
Il bambino manifesta condotte aggressive, ostili, coercitive e dominanti. La strategia controllante punitiva vede l’attivazione del sistema motivazionale di rango, là dove l’interazione dovrebbe essere regolata dal sistema dell’attaccamento (bambino) e dell’accudimento (caregiver). Il bambino può sviluppare la strategia controllante punitiva come risposta:
- ai comportamenti ostili, dominanti e critici del genitore che viene sfidato con altrettante condotte oppositive;
- ai comportamenti di resa, sconfitta e sottomissione del genitore, a cui il bambino risponde con la dominanza.
L’attivazione nel bambino del sistema motivazionale di rango, espresso con condotte aggressive e dominanti, causa l’inibizione del sistema dell’attaccamento, che viene escluso dai processi superiori dell’organizzazione mentale e dalla coscienza, che ne risulta disgregata.
Strategie controllanti accudenti
Il bambino manifesta atteggiamenti accudenti e consolatori nei confronti di un genitore vulnerabile, sottomesso e sofferente. In questo caso, è il bambino a prendersi cura del genitore attraverso un processo che viene definito di accudimento invertito. La strategia controllante accudente vede l’attivazione del sistema motivazionale dell’accudimento che va a inibire nel bambino il sistema dell’attaccamento, anche in questo caso, escludendolo dalla coscienza (disgregandola). Nel genitore, al contrario, il sistema dell’attaccamento resta attivato. Purtroppo, questi bambini appaiono responsabili, giudiziosi e obbedienti, così il loro comportamento viene rinforzato dalla famiglia, dagli insegnanti e dagli amici. Oltre al sistema dell’accudimento, nel bambino che mette in atto le strategie controllanti accudenti, si attiva anche il sistema motivazionale di rango, questa volta nella direzione della sottomissione e non della dominanza. Ciò è evidente quando il genitore cerca di riaffermare la propria autorità sul figlio mettendo in atto comportamenti di dominanza, ai quali il bambino risponde con la sottomissione. Sottomettendosi il bambino tende a sviluppare un’immagine di sé negativa e inferiore.
I vantaggi che si ottengono dall’utilizzo delle strategie controllanti riguardano lo sviluppo delle capacità metacognitive e l’aumento della coerenza nei rapporti interpersonali e nella rappresentazione di sé. Alcune ricerche hanno evidenziato che i bambini con attaccamento disorganizzato tendono ad avere migliori capacità metacognitive quando il sistema motivazionale dell’attaccamento è inibito da quello di rango o dell’accudimento (Hill et al., 2008). Mentre, lo svantaggio legato allo sviluppo delle strategie controllanti riguarda la difficoltà nel discriminare finemente alcune emozioni. Ad esempio, tra la collera relativa alla dominanza (rango) e la protesta per la separazione (attaccamento), oppure tra la protezione (accudimento) e il conforto (attaccamento).
I traumi o le ripetute esposizioni a eventi che riattivano in modo intenso e prolungato il sistema dell’attaccamento, possono causare il collasso delle strategie controllanti, facendo emergere gli stati mentali disorganizzati, con la comparsa dei fenomeni dissociativi e deficit nelle abilità metacognitive.
Bibliografia
Bowlby, J. (2000). Attaccamento e perdita 2. Torino: Bollati Boringhieri.
Liotti, G. (2017). Conflicts between Motivational Systems Related to Attachment Trauma: Key to Understanding the Intra-Family Relationship between Abused Children and Their Abusers. Journal of Trauma and Dissociation, 18, 304-318.
Liotti, G., & Farina, B. (2011). Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Liotti, G., Fassone, G., & Monticelli, F. (2017). L’evoluzione delle emozioni e dei sistemi motivazionali. Teoria, ricerca e clinica. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Main, M., & Morgan, H. (1996). Disorganization and disorientation in infant Strange Situation behavior: Phenotypic resemblance to dissociative states. In L. Michelson, W. Ray, (Eds.), Handbook of Dissociation: Theoretical, Empirical and Clinical Perspectives (pp. 107-138). New York: Plenum Publishing.
Schore, A.N. (2003). Affect Disregulation and the Disorders of the Self. New York: Norton.